Dice Forge: forgiare dadi per il diletto degli Dèi

Cari soci, il gioco di cui parleremo oggi ci porterà a gareggiare al cospetto degli Dèi, per ambire al rango di semidio: stiamo parlando di Dice Forge, ideato da Régis Bonnessée e pubblicato da Asmodee.

Il gioco, per due-quattro giocatori, si articola in un numero variabile di round (9 per 3 giocatori, 10 per 2 o 4 giocatori) durante i quali ogni giocatore deve accumulare quanta più gloria possibile. Ogni aspirante semidio possiede due dadi divini, dei dadi a 6 facce che andrà a personalizzare durante la partita; il tiro dei dadi all’inizio di ogni turno è il principale metodo per ottenere risorse (oro, frammenti solari, frammenti lunari e punti gloria) indispensabili per svolgere le altre azioni e ottenere così la gloria sempiterna.

Il turno comincia con una Benedizione Divina (cioè il tiro di entrambi i dadi) di tutti i giocatori e l’attivazione di abilità passive di eventuali carte acquistate nei turni precedenti dal giocatore di turno. Dopodiché, questo può effettuare una di due azioni:

  • spendere il proprio oro per accedere al Tempio, nel quale si può acquistare un qualsiasi numero di facce (diverse fra loro) e subito porle su uno dei propri dadi sostituendo una qualsiasi faccia già presente (vi è una tipologia di faccia che non può essere rimossa, ma non fa parte del set base);
  • spendere i propri frammenti solari o lunari per intraprendere un’Impresa Eroica: il personaggio viene spostato nella casella desiderata e il giocatore acquisisce la carta corrispondente.

Il giocatore può inoltre decidere, in qualunque momento del suo turno, di spendere due frammenti solari per effettuare un’azione aggiuntiva, meccanica di cui è bene abusare il più possibile: i turni sembrano tanti, ma il gioco procede a ritmo tremendamente spedito.

Al termine dei 9/10 turni, la partita finisce: i punti gloria visibili (ottenuti tramite tiri di dado o abilità speciali di alcune carte) di ogni giocatore vengono sommati a quelli presenti sulle carte ottenute con le Imprese Eroiche e tenute segrete fino a fine partita. Il giocatore con più punti gloria viene decretato vincitore.

Il gioco mette a disposizione due set di carte, il primo più adatto ai neofiti e in cui l’interazione tra i giocatori è molto ridotta, e il secondo che introduce alcune meccaniche atte ad ostacolare gli avversari e a creare strategie differenti rispetto al set precedente.

Gli effetti delle carte sono i più svariati: dare semplicemente un buon quantitativo di punti gloria, conferire risorse a scelta, Benedizioni Divine o Minori (il lancio di un singolo dado) ad inizio turno, porre facce particolari sul proprio dado o su quello degli avversari. Vi sono numerosissime strategie per arrivare alla vittoria, e l’esito della partita non è mai scontato. Inoltre, il fatto che le facce di dado acquistabili di ogni tipo siano limitate richiede un’attenta pianificazione dei propri acquisti.

Oltre ad essere un titolo estremamente valido, un altro punto di forza di Dice Forge è la scatola: gli inserti permettono di contenere perfettamente tutto il materiale senza il minimo movimento durante il trasporto, oltre a lasciare ampio spazio nel caso si voglia imbustare le carte. La grafica delle carte, che si unisce a quella del tabellone, è gradevolissima da vedere e i dadi sono solidi (e costruirli durante la partita è, a mio avviso, la parte più divertente del gioco).

Tutto ciò contribuisce a rendere Dice Forge un titolo che mi sento di consigliare a chiunque voglia un gioco non troppo impegnativo (essendo basato totalmente sui dadi, la fortuna ha il suo peso) ma non per questo poco profondo o noioso, e capace di regalare tre quarti d’ora di divertimento alla ricerca della gloria eterna.